Genere : Romanzo d’attualità/storico, noir
Casa Editrice : Bompiani
Prezzo : Euro 17,00
Pagine : 144
TRAMA: La storia è ambientata nella Milano del 1992, in piena
Tangentopoli. Nel caos politico, un affarista prova a farsi strada mettendo in
piedi un giornale pensato per alimentare calunnie verso i nemici e ricattare i
potenti. Una macchina del fango per nulla lontana dalla realtà di oggi. Una
redazione raccogliticcia che prepara un quotidiano destinato, più che all'informazione,
al ricatto, alla macchina del fango, a bassi servizi per il suo editore. Un
redattore paranoico che, aggirandosi per una Milano allucinata (o allucinato
per una Milano normale), ricostruisce la storia di cinquant'anni sullo sfondo
di un piano sulfureo costruito intorno al cadavere putrefatto di uno pseudo
Mussolini. E nell'ombra Gladio, la P2, l'assassinio di papa Luciani, il colpo
di stato di Junio Valerio Borghese, la Cia, i terroristi rossi manovrati dagli
uffici affari riservati, vent'anni di stragi e di depistaggi, un insieme di
fatti inspiegabili che paiono inventati sino a che una trasmissione della BBC
non prova che sono veri, o almeno che sono ormai confessati dai loro autori. E
poi un cadavere che entra in scena all'improvviso nella più stretta e malfamata
via di Milano. Un'esile storia d'amore tra due protagonisti perdenti per
natura, un ghost writer fallito e una ragazza inquietante che per aiutare la
famiglia ha abbandonato l'università e si è specializzata nel gossip su
affettuose amicizie, ma ancora piange sul secondo movimento della Settima di
Beethoven. Un perfetto manuale per il cattivo giornalismo che il lettore via
via non sa se inventato o semplicemente ripreso dal vivo. Una storia che si
svolge ad inizio anni ‘90 in cui si prefigurano tanti misteri e follie del
ventennio successivo, proprio mentre i due protagonisti pensano che l'incubo
sia finito. In questa cornice Eco ricostruisce, attraverso le vicende dei
protagonisti del romanzo, gli avvenimenti più marci e gli intrighi di questi
anni tumultuosi per la cronaca.
LA MIA RECENSIONE: Dopo 5 anni dal precedente romanzo, “Il Cimitero di Praga”,
Umberto Eco torna a comporre una storia romanzata ma con forti riferimenti alla
nostra storia italiana. Attraverso la cronaca di una redazione giornalistica,
formata da personaggi, ognuno caratterizzato in modo egregio, l’autore esprime
una forte critica all’individuo, capace, oggi come un tempo, di serbare
cattiveria con il proprio comportamento e nella relazione con il suo prossimo.
Di lettura molto semplice, nonostante le tematiche forse un po’ ostiche
trattate, mi sono trovato coinvolto e impressionato dalla minuzia particolare
con cui da una pagina all’altra ci si senta proiettati nell’ambiente italiano
di fine Novecento e di come, volenti o nolenti, si arrivi a motivare il
protagonista e il comportamento messo in atto semplicemente per sentirsi “un
po’ meno diverso tra i diversi”.
L’autore ambienta la vicenda negli anni ’90,
più di 10 anni prima dell’anno corrente, 2015, è una scelta molto particolare
che, a mio parere, rappresenta molto il senso e il significato di quello che lo
scrittore vuole trasmettere : il marcio, la corruzione di quegli anni viene
inevitabilmente associata ai tempi moderni e il lettore si trova
inevitabilmente a prendere parte e dissentire dai personaggi, dalla loro palese
immoralità ma allo stesso tempo cercare di racchiuderli in un sottoinsieme, “non
sono tutti come loro, quindi va tutto bene”, riflessione non banale in questi
anni di crisi, economica e non. Si rimane affascinati dalla storia e vicenda
umana di Colonna, umile e sottomesso protagonista, che, suo malgrado, viene
coinvolto in questa “macchina del fango” imposta dall’editore, ho rilevato in
lui però l’unico barlume di “umanità”, l’unico personaggio che “fa ciò che si
deve fare” solo per i soldi, per sollevare la propria condizione di fallito e
permettersi un futuro dignitoso, futuro che ad un certo punto desidera dividere
con una ragazza, altra dipendente della redazione, nel corso della storia
progetterà un’ideale di famiglia con lei e non si farà travolgere dal “lavoro
sporco” che lo impegna. Lo consiglio a tutti coloro vogliano una storia
impegnata ma molto esplicativa delle dinamiche italiane di fine secolo, non
mancano momenti umoristici molto evidenti, che alleggeriscono anche il libro,
perché, tutto sommato, è una redazione giornalistica di sbandati, incapaci di
essere oggettivi e seri, per questo creatori di vere e proprio scenette di
riso. Concludo con il voto da 1 a 5 : 4, sono rimasto colpito da una storia
molto ben costruita, non ho trovato i livelli egregi della scrittura dei tempi
de “Il Nome della Rosa” ma Eco continua a stupire ed entusiasmare con una
narrativa senza eguali.
“I perdenti, come gli autodidatti hanno sempre conoscenze
più vaste dei vincenti, se vuoi vincere devi sapere una cosa sola e non perdere
tempo a saperle tutte, il piacere dell’erudizione è riservato ai perdenti. Più
cose uno sa, più le cose non gli sono andate per il verso giusto.”
Queta recensione è stata scritta da JAPAN YOUNG.
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